23 aprile 2019 Chiesa Santo Marco a S. Marco Argentano
23/04/2019
San Marco Argentano: Parrocchia di San Marco Evangelista:
Chiesa
di Santo Marco
Saluto cordialmente tutti gli intervenuti
Porto a voi l’affettuoso saluto e il vivo compiacimento del Nostro amato Vescovo Mons. Leonardo Bonanno per l’iniziativa di questa sera voluta dal parroco don Fiorino Imperio e dalla comunità parrocchiale di S. Giovanni Battista, dopo l’avvenuto intervento di miglioramento sismico e completamento del restauro della Chiesa di Santo Marco, che ben si inserisce nelle celebrazioni in onore del Santo che ha dato il nome a questa città ed è il patrono e protettore di tutta la diocesi di S. Marco Argentano – Scalea.
Finalmente la città di S. Marco può riabbracciare con gioia la sua chiesa di Santo Marco restaurata che ora si presenta più bella e luminosa. Una chiesa antica di cui il Cristofaro, nella sua cronistoria di S. Marco, ricorda che Matteo Gennaro Sibilia, vescovo (1704/1709), “curò la raccolta di offerte per costruire la bella chiesa dedicata a S. Marco Evangelista”. Ma certamente preesisteva una cappella dedicata a S. Marco Evangelista, se durante il vescovado di Teodoro Fantoni (1652/1684), sempre secondo quanto scrive il Cristofaro, nella stessa chiesa il Canonico Teologo doveva assolvere oneri di messe.
I tecnici (l’lng. Walter Lanzillotta e l’Arch. Massimiliano Battaglia) illustreranno certamente i lavori effettuati e durati alcuni anni (una prima fase nel 2000 che trova successivamente, arrivando ai nostri giorni, il completamento dell’opera, realizzando la sicurezza strutturale e funzionale della copertura, il consolidamento delle murature in elevazioni, il consolidamento/rafforzamento delle strutture di fondazione, la manutenzione delle opere di finitura interne ed esterne e infine l’adeguamento degli spazi liturgici. Altri di sicuro, esperti ed artisti, illustreranno la Chiesa e le opere artistiche presenti in essa. E’ un “Bene Culturale e di Fede” che ora occorre ancora di più studiare, tutelare, conservare, valorizzare.
Le lodi e gli onori vanno a tutti coloro che hanno avuto a cuore e si sono da sempre impegnati per il restauro e l’adeguamento di questo sacro edificio: al nostro Vescovo, Mons. Leonardo Bonanno, agli Uffici competenti della diocesi, ai Parroci che si sono succeduti nel corso degli anni e alla intera Comunità, agli uffici civili, … ed a tutti i tecnici, collaboratori, operai che hanno messo a disposizione le loro energie, le loro idee e il loro impegno e perizia nel condurre finalmente a termine tutte le opere necessarie a salvaguardare il monumento e ridare sicurezza e bellezza al luogo sacro.
Il lavoro che è stato fatto per rendere questo luogo di preghiera più bello e armonioso, aiuta certamente il ritrovarsi della comunità di San Marco e sollecita tutti i parrocchiani e cittadini a vivere con maggiore partecipazione e con gioia la dimensione liturgica che è una delle dinamiche costitutive della vita della chiesa. Questa chiesa è ora un luogo più degno per l’incontro con Dio e con i fratelli.
I Padri della Chiesa ci hanno da sempre ricordato che Essa è sempre da rinnovarsi (LG8); cioè la Chiesa deve sempre cogliere la necessità di essere contemporanea all’uomo e ben inserita nella sua storia. Questo propone a noi tutti la necessità di una “riforma interiore” che si esprime, soprattutto oggi, qui e ora, nella concretezza dei gesti e delle opere dei credenti per un disinteressato servizio al Vangelo. E’ quello che già vivete in questa comunità parrocchiale attraverso il servizio di carità e delle varie attività pastorali che attuate.
Papa Francesco, ci sta aiutando a capire meglio questo cammino di un rinnovamento pastorale della Chiesa. Per cui il restauro di Santo Marco può esprimere bene la particolare natura della chiesa, chiamata a rinnovarsi in Cristo per poter camminare insieme dialogando e poter affrontare con coraggio le nuove sfide del mondo contemporaneo.
L’abbellire della “chiesa edificio’ ci ricorda che dobbiamo ‘abbellirci’ anche noi. Se abbiamo restaurato la chiesa, questo edificio, recuperando il legame con il patrimonio spirituale che ci è stato trasmesso. non dobbiamo dimenticare che dobbiamo impegnarci a “restaurare” la comunità cristiana che siamo noi.
Nella dimensione della liturgia, dell’annuncio della catechesi, e della collaborazione alla vita parrocchiale, con i Consigli Parrocchiali e le varie aggregazioni presenti, questa chiesa di S. Marco Evangelista possa sentirsi non spettatrice ma realmente protagonista, parte viva e promotrice della vita comunitaria, attraverso l’esperienza diffusa della carità, in comunione con le altre chiese presenti sul territorio di S. Marco e dell’intera diocesi.
Auguro vivamente che il riferimento al restauro di questo edificio sia uno stimolo concreto al richiamo di rinnovarsi continuamente in Cristo. All’apertura della chiesa fatta di pietre, dove Dio ha voluto abitare, corrisponda, come già ho detto, l’apertura del proprio cuore, la chiesa fatta di carne, che ci aiuti a riscoprire la grandezza di essere una vera comunità.
La bella facciata che oggi colpisce i nostri occhi per l’armonia che promana ci ricorda anche che la bellezza va custodita, va rinnovata e va adeguata ai tempi, altrimenti si deteriora e diventa inguardabile.
Voglio ricordare anche che accanto a questa Chiesa dell’Epifania, come era chiamata la chiesa di Santo Marco, c’è la bella fontana di Sikelgaita, figlia di Guaimario IV, principe di Salerno, che sposò Roberto il Guiscardo, dopo che questi ebbe ripudiato la prima moglie Alberada (1059). La Fontana, anch’essa restaurata, ci ricorda il papa buono, S. Giovanni XXIII, che definiva la Parrocchia, o meglio la Chiesa edificio che rappresentava la Parrocchia, “La fontana del Villaggio” a cui tutti si accostano per “dissertarsi”; una sorgente inesauribile a cui tutti vanno per attingere, quando ne hanno bisogno, nella certezza di trovare quell’acqua indispensabile alla vita.
Possiamo dirlo: la Chiesa di Santo Marco è l’acqua indispensabile alla vita dei credenti e, perché no, dei cittadini di questa città Normanna.
E’ nella bellezza della chiesa rinnovata nell’edificio e nelle persone che vogliamo scoprire il nostro cammino di fedeltà al Vangelo per vivere la gioia dell’annuncio di Cristo risorto alle generazioni presenti e future consapevoli che Gesù non ha bisogno di restauri: è vivo ed è sempre presente in mezzo a noi.
Auguri a Tutti per questa sera e anche per una Felice Pasqua e un’ottima Festa in onore di S. Marco Evangelista.
Ad maiora semper.
(Mons.
Francesco Cozzitorto)
14 feb 2019 Incontri con la Soprintendenza – Convento S. Daniele: S. Valentino
Illustrissimi
Signori e Signore,
Sono
don Francesco Cozzitorto, nella diocesi di San Marco – Scalea, Parroco di
Mottafollone, Presidente della Commissione Diocesana di Arte Sacra e Beni
culturali e Vicario della Forania di S. Marco Argentano.
E
sono qui perché delegato dal mio Vescovo Mons Leonardo Bonanno, che si
rammarica di non poter essere presente qui tra voi, e per portarvi il suo saluto e il suo compiacimento
per l’importante iniziativa su S. Valentino, nel giorno della sua festa, la
festa degli “innammorati”; auguri a tutti; Santo importante per la Calabria e
soprattutto per la diocesi di S. Marco Argentano – Scalea, poichè le reliquie
di S. Valentino sono custodite nel Convento di S. Daniele a Belvedere
Marittimo, che fa parte della nostra diocesi.
Grazie
ad una pubblicazione redatta dalla Soprintendenza, sulla vicenda S. Valentino,
si è scoperto che il documento conservato nello stesso convento è stato
erroneamente trascritto e tradotto, poiché non si tratta di cimitero “Cipriano”
ma di “Ciriaca” (più conosciuto come Catacombe di S. Lorenzo sulla Tiburtina).
Questo ci induce a una riflessione: Se le reliquie presenti a Belvedere provengono dalla catacomba di S. Ciriaca si deve pensare che potrebbe trattarsi delle reliquie di un altro Valentino, forse il presbitero romano.
La
devozione per il Santo di Belvedere come derivazione ternana potrebbe essere
messa in discussione e ci porterebbe a propendere per una nuova teoria che
esula da quella finora discussa, perché non troverebbe riscontro oggettivo con
la provenienza Ciriaca.
Se dovesse essere giusta questa nuova tesi si potrebbe fare un collegamento tra Belvedere e la Città di Este nel padovano. Qui infatti, nell’oratorio dedicato a S. Valentino, fondato dalla Confraternita della Morte nel 1627, sono custodite le reliquie del Martire, traslate nella Città il 1674, e, anche queste, provenienti dalle Catacombe di S. Ciariaca di Roma.
Plaudo quindi a questa nuova “scoperta” e a chi ha fatto la trascrizione e traduzione, in particolare alla dottoressa Enrichetta Salerno di questo Ufficio.
Mi
complimento ancora una volta, per la splendida pubblicazione, il quaderno n.5 della Soprintendenza del
2011, dove queste cose sono brillantemente descritte.
Auguro
a tutti sempre più approfonditi studi sui tesori religiosi e civili della
nostra cara Calabria e Vi ringrazio, a nome del Vescovo, per il lavoro che compite quotidianamente con
competenza ed abnegazione.
Grazie.
Incontro con l’On. Giuseppe AIETA, “Vie d’uscita”
Onorevole, Autorità,
Signori e Signore,
Ringrazio per avermi invitato questa sera ad essere tra voi e per l’opportunità che mi date di dialogare fraternamente facendo tesoro soprattutto delle esperienze di voi tutti.
Onorevole, ho letto con interesse e attenzione il suo “Vie d’Uscita” ricco di numerose riflessioni e testimonianze che esprimono la sua esperienza umana, culturale, religiosa e politica.
Per non appesantire troppo questo mio intervento mi limito ad esprimere qualcosa che mi ha fatto riflettere.
Scriveva S. Teresa di Lisieux che non si può realizzare niente di buono, se si cerca se stessi.
Nel suo testo emerge la consapevolezza di una “missione da compiere” e di agire sempre in favore degli altri e in particolare delle comunità, più specificatamente quella di Cetraro che ha raggiunto la “bellezza” e la legalità grazie al suo lavoro.
Ho sin dal primo momento che l’ho incontrata ammirato in lei le capacità umane e culturali che ne fanno una persona degna di stima e di amicizia.
Del resto la fedeltà alla parola data, virtù umana tanto tenuta in considerazione dagli uomini del nostro tempo, non è di tutti e a maggior ragione non lo è di quelli che lei definisce “spregiudicati ed imbroglioni”.
Così come le capacità culturali diventano segno di forza per operare delle scelte, il “Patto per la città”, ma anche conforto nei momenti di “sofferenza” e “ingratitudine”.
E’ molto bello onorevole quando Lei esprime sull’amicizia, che arriva ad essere fraterna e amorevole, profondità di relazione con Sandro Principe, che io non ho avuto modo di conoscere, e con lo stesso presidente Oliverio.
Sono molto importanti, la sua capacità di relazionarsi e di risolvere i problemi, circondandosi di persone integerrime, capaci e competenti, che mi porta a ricordare qui questa sera, anche per un eventuale approfondimento futuro, il documento dei vescovi italiani “Per un paese solidale. Chiesa italiana e mezzogiorno” (21-02-2010), a 20 anni dalla pubblicazione del documento "Sviluppo nella solidarietà. Chiesa italiana e Mezzogiorno", che è stato un invito al coraggio e alla speranza: "Il Paese non crescerà se non insieme". Cetraro, onorevole, è cresciuto perché Lei ha saputo lavorare insieme con le persone che lo hanno affiancato in questo servizio alla comunità umana e cetrarese.
Comprendo anche e ne sono felice, il rapporto fraterno e sereno di fattiva collaborazione con il nostro amato vescovo Mons. Leonardo Bonanno e con i parroci della sua Cetraro e di molti paesi della nostra diocesi e Regione.
E’ un rapporto che nasce dalla sua profonda fede.
Nel suo testo li ricorda tutti da don Ennio a don Sebastiano, a don Ermanno e tutti gli altri dei quali ha sempre parole di grande stima, che è reciproca, ne elogia le doti culturali e sacerdotali, dove il rapporto personale e istituzionale diventa “significativo” per camminare insieme e cambiare in meglio, per fare la storia.
Prima di tutto c’è sempre la conoscenza e la stima reciproca, il profondo dialogo, come ci ha insegnato Paolo VI e il Concilio Vaticano II, nonché la piena “collaborazione” per la promozione dell’uomo e il bene del paese” (Concordato 1984).
In tutto il testo Onorevole, con le sue umane capacità relazionali, le sue capacità culturali, la sua profonda religiosità, mostra come la persona sia unica e infinitamente preziosa per costruire insieme una società giusta, felice e bella.
E tutti noi ce lo auguriamo per le nostre comunità.
Grazie.
Mottafollone 06/12/2018
Inaugurazione Centro Archivistico Bibliotecario Diocesano
Eminenza,
Eccellenza, Autorità Civili e Militari, Signore, Signori
L’Archivio Storico della diocesi di S.
Marco Argentano - Scalea è una fonte indiscutibilmente rilevante per
comprendere l’evolversi delle vicende culturali e religiose dei paesi del
territorio generati dall’avvicendamento fra la chiesa orientale e la chiesa
latina dovuto all’azione del Normanno Roberto il Guiscardo che costruì
l’Episcopio come sua dimora e diede vita alla diocesi di S. Marco Argentano a cui si unì nel corso del XIII la diocesi del
Gastaldato longobardo di Malvito.
Nel 1687 Mons. Antonino Papa, calabrese,
e successivamente, nel 1723, Mons. Bernardo Cavaliere, napoletano, diedero impulso
all’Archivio attuando le indicazioni del Concilio Tridentino, istruendo i
sacerdoti alla corretta compilazione dei documenti e intensificando le regole per
vietarne l’asporto.
Per ben tre volte l’Archivio ha subito
dispersioni: nel 1648 a causa di un incendio, nel 1784 per il terremoto, e nel
1806 per la sottrazione di documento fatta dai soldati francesi alloggiati nel
palazzo vescovile.
Nonostante ciò l’Archivio conserva vari
documenti a partire dal 1422. Documenti che riguardano la Diocesi, il Capitolo
dei Canonici, la Cattedrale, La Mensa Diocesana, il Seminario, le
Confraternite, le Parrocchie. Consta di circa 770 pezzi tra buste e registri e
da 3 pergamene, miniate, i cui estremi
cronologici sono compresi tra il 1580 e il 1968 articolati in Platee
(1715-1861), atti di sinodi (1630-1725), bollari ed encicliche (1720-1968),
dispacci, suppliche, registri dei sacramenti, stato delle parrocchie ed atti
relativi a monasteri e conventi.
Il 5 ottobre 1994, con decreto del
Soprintendente Archivistico, dott. Alfio Seminara, è stato dichiarato Archivio
di notevole interesse storico.
Alla luce delle indicazioni Conciliari, della
Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa e della Conferenza
Episcopale Italiana, dei Vescovi Diocesani, delle Norme Statali e relative
intese stato – Chiesa, nel corso degli ultimi anni, in spirito di dialogo e
collaborazione, grande impulso per la custodia, il restauro e la valorizzazione
è stato dato all’Archivio Storico Diocesano da Mons. Augusto Lauro, Mons. Domenico
Crusco, e dall’attuale nostro amatissimo Vescovo Mons. Leonardo Bonanno, che ha
fortemente voluto la nuova sistemazione, per
una fruizione più ampia dei documenti da parte di quanti lo richiedono.
E’ forte il convincimento che il nostro
patrimonio documentario appartiene alla chiesa universale la quale riconosce
agli Archivi ecclesiastici una funzione pastorale: “ Essi … sono luoghi della
memoria delle comunità cristiane e fattori di cultura per la nuova
evangelizzazione”. E’ necessario perciò che si sviluppi, anche nei confronti
degli archivi, un atteggiamento pastorale, considerando che la loro
valorizzazione può costituire un valido incontro con la cultura odierna ed
offrire occasioni per partecipare al progresso integrale dell’umanità. Grazie.
dfc - Inaugurazione Archivio Storico Diocesano 27 ottobre 2018